Verso la Scozia
Il mio viaggio verso il nord della Scozia inizia quell’estate del 2019.
In questo racconto mi piacerebbe potervi portare con me alla scoperta di questa terra meravigliosa.
Cominciamo dall’arrivo a Calais in Francia, pronti per la traversata che ci farà approdare nel Regno Unito per poi proseguire verso nord.
VERSO LA SCOZIA, PER IL NORD
DOVER – NEWCASTLE UPON TYNE
Traghettiamo da Calais a Dover alle 4,45 del mattino.
In tal modo, tariffa dimezzata, circa 80 euro, e poche auto in fila.
Arrivati nel pomeriggio del giorno precedente, abbiamo sostato in un parcheggio di un piccolo paese a pochi km dal porto di Calais.
Traversata di 90 minuti senza storia.
I controlli doganali li avevamo già sbrigati prima dell’imbarco; in realtà non ci hanno controllato nulla, salvo il biglietto e e i nostri documenti.
In pochi minuti siamo a terra.
Non ho sonno e decidiamo di partire subito in direzione di Cambridge.
Seguendo le indicazioni del Garmin, troviamo con facilità la Motorway M1 North che ci accompagnerà fino a Newcastle Upon Tyne per 480 km. su tre corsie che a tratti diventano due, più volte ostacolate dai cantieri.
Sono appena le 6 e 30 del mattino ma il traffico inaspettatamente molto intenso e il ritmo a singhiozzo, oltre alla guida “sbagliata” impongono la massima attenzione.
Però il tempo è bello, il cielo azzurro e il nostro camper Zingaro va che è un piacere.
La guida a sinistra, accoppiata al volante dalla stessa parte, si sta dimostrando agevole, perchè dal finestrino mi è facile controllare la distanza dal ciglio e a semplificare il tutto c’è anche una guida prevalentemente disciplinata da parte degli Inglesi.
Superata l’area londinese di un centinaio di miglia il traffico diviene meno intenso e possiamo rilassarci un poco.
Un paio d’ore e facciamo una breve sosta in un service, così sono chiamati gli autogrill: ben organizzato, ampio e funzionale, con tante colonnine a disposizione.
Gasolio a 1 pound e 40, quindi non tanto dissimile dai prezzi italiani.
Città interessante, Newcastle, ravvivata dai 40mila giovani della locale università e ben giocata fra architetture vittoriane e costruzioni ultra-moderne come i due ponti a ellisse che scavalcano Il Tyne.
Felice la scelta del piazzale sul fiume : in gran parte deserto, ci sistemiamo a pochi metri dal fiume.
GPS N 54° 58′ 12”, O 1° 35′ 09”
Poco dopo ceniamo con mexican chili, riso e un’ottima draft di birra bionda a 50 metri dal camper, ai tavoloni esterni di un pub.
GPS N 54° 58′ 17”, O 1° 35′ 17”
al centro dell’immagine, dietro a una bassa costruzione, il piazzale – parcheggio gratuito dove abbiamo sostato per la notte.
Non è presente alcun cartello che indichi eventuali limitazioni di tempo.
Molti i giovani, alcuni dei quali abbigliati in modo estroso e bizzarro.
Un tizio ossuto e allampanato ha braccia e gambe fitte di tatuaggi che su quella magrezza appaiono anch’essi spigolosi e ossuti.
Un altro con codino continua a tirare lontano la pallina al suo bassotto che ogni volta lo guarda come dire ma perché non te la vai a riprendere tu?
Lo sguardo è proprio quello, è chiaro, ma il suo padrone non se n’accorge perché lo ama ed è convinto che quel gioco, al cane, piaccia da morire.
Al tavolo accanto, due coppie parlano animatamente e ridono.
Le chiacchiere, si sa, fanno venire sete e infatti vedo sul loro tavolo una dozzina di bottiglie da birra oltre a varie lattine.
al tavolo accanto al nostro, al pub, 4 ragazzi bevono allegramente
Rientriamo al camper dopo una breve passeggiata assieme al pigolare dei gabbiani.
Ci accompagna anche una sinfonia di arancio, di rosso e di Viola, un tramonto che pare la scena finale di una romantica pellicola francese.
Notte di silenzi, quella che segue, quasi che un santo protettore abbia voluto togliere l’audio attorno a noi per garantirci il sonno.
SVEGLIA ALL’ALBA
Alle 6 e 30 esco a camminare: l’aria è fresca e il cielo grigio colora in nuance il Tyne che mi scorre davanti.
La sua è però una tranquillità solo apparente perché sotto la superficie gorghi e correnti s’accavallano potenti come muscoli nascosti.
Alcuni gabbiani svolazzano instancabili.
Pigolano e a volte sembrano ridere mentre scendono sul filo dell’acqua e rincorrendosi risalgono veloci.
Sono appoggiato alla ringhiera quando arriva sul piazzale deserto un furgoncino male in arnese e mi parcheggia accanto.
Ne scende un uomo, dai folti capelli bianchi come la barba, che lo fanno assomigliare a Giuseppe Verdi.
Senza parere lo guardo scaricare il necessario per la pesca: la canna, una cassetta di legno e un cestino in vimini e cuoio: sono attrezzi dall’aria antica, tutti, ma pulitissimi e lucidi di amorevole cura.
Continuo a osservarlo e penso che se ha scelto proprio il punto dove sto io, forse ha voglia di parlare.
Se mi sbaglio… sarà peggio per lui.
Con una domanda sulla pescosità del fiume, tasto il terreno.
La parlata stretta e la pronuncia poco famigliare non mi aiutano, ma la reciproca curiosità dev’essere evidente nello sguardo di entrambi e restiamo a parlare sottovoce, per non allarmare i pesci.
Pochi minuti e qualcosa tira in giù la punta della canna ed io colgo al volo il momento per salutare e tornare al camper.
foto del fiume: sullo sfondo la città di Newcastle
Un’ora dopo ci rimettiamo in strada, destinazione una cittadina al confine scozzese, poco a sud di Edimburgo.
Resteremo in zona qualche giorno, per visitare la città e anche gli Scottish Borders, Confini appunto, regione limitrofa che mi si dice bella, interessante e poco battuta dal turismo, oltre che per secoli teatro di aspre contese fra Scozzesi e Inglesi.
VERSO LA SCOZIA, PER IL NORD
EDIMBURGO
Già sapevamo che nel mese d’agosto il centro della città sarebbe stato invaso dai protagonisti dei Festival che si tengono ogni anno in città e dai tanti visitatori.
Arrivati questa mattina a Edimburgo in treno dal paese dove abbiamo lasciato il camper, Musselburgh, (vedi a fondo pagina), ci dirigiamo subito al Royal Mile (da ora in poi RM), il tratto di High Street, principale via della città, che va dal Castello al Palazzo di Holyrood.
Dalla stazione ferroviaria ci arriviamo a piedi in pochi minuti.
Interamente pedonale, il RM appare già molto frequentato, principalmente da giovani, Scozzesi e non.
È facile capire che tanti di loro sono musicisti, cantanti o fantasisti coinvolti nel Fringe Festival.
Per l’aspetto ma anche per gli strumenti musicali che trasportano in astucci dalle strane fogge.
In ogni angolo e slargo della strada sorgono palchi o postazioni più o meno grandi, dotate di stativi e microfoni, casse acustiche, cavi che serpeggiano ovunque, racks elettronici e amplificatori.
Da una pedana ricoperta in simil-prato verdissimo un rasta biondo che assomiglia a Steve McQueen abbozza un brano sulla chitarra.
Ogni pochi attimi si ferma e corregge il suono su di una piccola console fitta di cursori.
Non del tutto soddisfatto, scuote la testa e nella luce degli spot i lunghi cordoni di capelli gettano barbagli dorati.
Appena oltre, su di un alto palco s’esibisce un personaggio davvero curioso.
È chiaro che l’abbigliamento provocatorio serve ad attirare attenzione.
L’uomo è truccato da donna ma esibisce un lungo pizzetto rossiccio da capretta, indossa un mini-abito rosso a poids neri e le muscolose gambe da ciclista terminano con sandali dal tacco altissimo.
Camminiamo sulla sede stradale, a volte entrando nei negozi stracolmi di tartan d’ogni combinazione cromatica, di kilt (i gonnellini), whisky pregiati, magneti per turisti e cartoline.
Ogni tanto nel fitto viavai di persone, un’umanità simpaticamente variegata, passa uno scozzese in gonnellino apparentemente ignaro degli sguardi e dei clic dei turisti.
Risaliamo il RM fino al grande complesso architettonico del Castello.
In realtà si tratta di una vera cittadella cintata di alte mura e il castello, nella parte più alta, è soltanto uno dei molti edifici che vi trovano posto.
Dagli spalti lo sguardo arriva fino al mare dove vediamo profilarsi numerose isole e isolotti e la vista è spettacolare, se si riesce a superare la quantità di persone, soprattutto orientali, che vi s’assiepano.
Il centro della città è in gran parte formato da palazzi di epoca vittoriana intercalati a edifici più recenti che non sempre con essi armonizzano.
Primo fra tutti, la brutta (ma sicuramente funzionale) struttura metallica a forma di stadio che sorge proprio a ridosso del Castello, e con il quale non ha proprio nulla a spartire.
Le gradinate inglobano un tratto stradale che, la sera, funge da palcoscenico per eventi di vario genere.
A questo punto, colgo l’occasione per un chiarimento. valido per questo diario di viaggio sulla Scozia come per ogni altro che troverete in queste pagine di Camperisti Italiani.
Non è mia intenzione, mai, sostituirmi alle guide cartacee assai più competenti di me sul Paese e su ciò che di bello e interessante esso ha da offrire.
Mio unico scopo, quale viaggiatore e camperista, è condividere con voi le esperienze vissute, ogni utile informazione sulle aree per sosta notturna che abbiamo sperimentato nel corso del tour, e raccontare di luoghi interessanti e situazioni che mi hanno incuriosito.
Altra cosa.
Mia moglie ed io approfittiamo raramente dei Camping e di norma preferiamo il plain air, anche per utilizzare al meglio l’autonomia offertaci da Zingaro, il nostro camper.
È una scelta come altre, basata su gusti ed esigenze personali.
Altri camperisti, magari con bambini e differenti necessità, si appoggiano più spesso alle strutture organizzate dei Camping.
Questo però significa che nelle mie pagine troverete poche indicazioni riguardanti i campeggi organizzati.
ℹ️sosta camper
Segnalo qui un grande, comodissimo Park-and-Drive a 15 minuti di treno dal centro-città.
È una soluzione molto economica e pratica per la sosta notturna con il camper e durante il giorno visitare Edimburgo.
– Indirizzo: 10 Newcraighall drive, Musselburgh.
GPS 55°56’01”N, 3°05’33”O
Costo anche camper: 1/2 sterlina ogni 24h.
Macchinetta automatica nel Parcheggio
Si paga all’arrivo e si espone il biglietto sul parabrezza.
Questo va fatto ogni giorno: la polizia passa, controlla e, nel caso vi siate dimenticati di passare dalla macchinetta, vi fa trovare un “regalino”.
Dal P. si accede direttamente alla stazione ferroviaria (Newcraighall).
Al binario, in una cabina vetrata trovate la macchinetta dei biglietti.
Accetta contanti e cards.
Costo a persona, A/R, 3 sterline circa. I treni sono molto frequenti.
Direi che in media, se si è sfortunati si aspetta una mezz’ora.
Prima di uscire dalla stazione di Edimburgo cercate sul tabellone elettronico gli orari di ritorno.
La vostra linea è quella per Tweedbank.
⚠️ QUESTO è il nome da cercare sul tabellone, perchè è questo che troverete, non il nome della vostra destinazione.
Newcraighall, dove scenderete, è la seconda fermata.
Segnalo anche un campeggio: Mortonhall Gate, Midlothian, Edimburgo.
Molto grande e in bella posizione, quando ci siamo passati, più che altro per un problema di carico e scarico acque, erano al completo.
In agosto, un camper e due persone paga circa 35 sterline al giorno, corrente inclusa.
VERSO LA SCOZIA, PER IL NORD
FALKLAND ( il borgo )
Ci troviamo in una Scozia bella e ospitale ma, come oramai sapete, assai incline alla pioggia.
Qui però il tempo cambia molto spesso quindi non dobbiamo preoccuparci.
Ieri pomeriggio ci siamo fermati presto in un’area-sosta, colpevole un violento temporale che riduceva di molto la vista della strada.
Al momento ci troviamo in un sonnacchioso, piccolo villaggio, Falkland, nel Fife.
Beviamo un coffee nell’unico bar- general store aperto. È anche un pretesto per incontrare persone del luogo.
Infatti c’accoglie una donna anziana che pare uscita delle fiabe.
Il locale, sulla via principale proprio di fronte al Falkland Palace, è piccolo e, nel ruolo ibrido di bar-alimentari-drogheria, stipato di arredi e oggetti d’ogni genere ma caldo e accogliente.
Nell’esiguo spazio rimanente stiamo in quattro seduti a minuscoli tavolini.
In un angolo sosta silenziosa una giovane piuttosto in carne dai colori del grano, il viso fitto d’efelidi e occhi grandi e azzurri.
Ci sbircia, non sa evitarlo, anche incuriosita dal camper parcheggiato davanti.
Quando vede che la guardo avvampa e si dilegua.
Il profumo del pane fresco si coniuga a quello aromatico del caffè e a quello dolce delle uova strapazzate ( scrambled eggs) appena servite a un tale in tuta da operaio. Evidentemente uno di casa, qui, che mangia appoggiato a una scansia e chiacchiera con la padrona di casa, fra un cliente e l’altro.
Anna ed io ci facciamo di abbondante, bollente caffè .
Chiedo anche latte freddo o dovrei attendere ore perché la tazza raggiunga una temperatura accettabile.
Compero anche un pan-carré fresco, ennesima prova che gli anglo-sassoni il pane non lo sanno fare: qualunque forma gli diano, non importa come lo condiscano, sempre molliccio risulta.
Anche quando abitavo in Canada capitava lo stesso.
FALKLAND PALACE
Orari di visita: 10-17.00. Ultimo ingresso: 15,30
Tariffe: adulti 13 sterline, famiglie: 30 sterline, a forfait.
All’esterno l’edificio ci appare piuttosto normale per essere stato un tempo Palazzo Reale di Scozia.
Certo, antico lo è e lo scorcio di ampie parti diroccate sul retro fanno intuire altre ali ora scomparse.
Come analoghi edifici d’alta epoca presenta stili molto differenti ma prevale quello francese dei grandi castelli, a cominciare dalle due grosse torri che incorniciano la facciata anteriore.
All’interno, invece, tutt’altra roba.
Intanto l’atmosfera che subito capto, merito principalmente delle persone che accolgono i visitatori nei vari ambienti.
Le due signore, abbastanza agé, molto eleganti, così come l’alto 40enne che ci attende al piano superiore e, soprattutto il bel signore, forse ottant’anni, in splendido Harris tweed mi fanno sentire subito a mio agio.
I modi sono signorili ma disinvolti e i gesti misurati, il sorriso spontaneo e il “Good morning, welcome to Falkland Palace!” con cui ci danno il benvenuto mi fanno al momento pensare che siano davvero loro i padroni del maniero, non i volontari del National Trust of Scotland, l’Ente che gestisce la proprietà e noi graditi amici in visita e non ospiti paganti.
Come dicevo, se l’esterno non è dissimile da quello di altri che stiamo incontrando sul territorio scozzese, gli interni e soprattutto ciò che contengono, sono, credetemi, tutt’altra cosa.
Mary Stuart, una storia controversa e affascinante
Alcuni magnifici mobili, un pregevole cofano da biancheria, argenti spettacolari e olii dal ‘500 al ‘700 di ottima fattura si spiegano sapendo che a Falkland Palace è vissuta a lungo Mary Stuart, italianizzata in Maria Stuarda, colei che, fra il 1540 e il 1560, fu regina di Scozia e anche d’Inghilterra, per chi non riconosceva Elisabetta I quale erede legittima di Enrico VIII.
Figura singolare, per quell’epoca, diviene regina a soli sei giorni di vita per la morte improvvisa del padre, Giacomo V.
Per ragioni soprattutto di opportunità politica, ovvero evitare il matrimonio con Edoardo, figlio di Enrico VIII, è mandata a studiare in Francia, presso Enrico II e in seguito ne sposa il figlio, il principe Francesco.
Donna di straordinaria cultura, studia il francese, il latino, il greco e l’italiano, oltre a musica e arte.
La preparazione, la vivace intelligenza e la maturità di questa piccola donna faranno di lei una figura chiave di grande importanza nei complessi rapporti fra le corti europee, specie al momento in cui, alla morte del padre, il marito, uomo immaturo e di scarsa salute, diviene re con il nome di Francesco II e Mary regina di Francia.
La vita di Maria Stuarda fu complicata da innumerevoli vicende su alcune delle quali, spesso violente e drammatiche, la storia non ha mai saputo (o voluto) chiarire i retroscena.
Troppo lungo sarebbe raccontare di trame di palazzo, lotte di potere e di religione fra cattolici e protestanti e uscirei troppo dal seminato.
Diciamo allora che alterne fortune e improvvisi rovesci, momentanee vittorie e cocenti sconfitte portarono infine Queen Mary alla decapitazione dopo oltre vent’anni di prigionia e un fallito colpo di Stato di cui lei fu forse la promotrice.
Certo è che quando mi capita di approfondire vicende del passato legate a fatti e personaggi di alto profilo, ogni volta ricordo a me stesso una volta di più che i libri di storia ci raccontano ben poco, forse nulla, di ciò che davvero accadde.
Ogni volta c’è qualcuno che invoca la Ragion di Stato e, una volta di più si nega al popolo, che sovrano dovrebbe essere ma non è affatto, il diritto di …sapere, oltre a quello di pagare tributi e balzelli.
Tutta questa lunga digressione, di cui mi scuso, per inquadrare il palazzo che stiamo visitando, un palazzo che, per quanto appaia perso nella campagna scozzese, fu in qualche modo e per lungo tempo al centro di vicende di rilevanza perfino europea.
Non resto sorpreso più di tanto quando nella biblioteca-studia pennellata in boiserie di quercia il signore in tweed mi rivela con studiata nonchalance che al piano di sopra, in circostanze che non ci spiega e in epoca ben più recente, la regina Elisabetta II, che di Maria Stuarda è diretta discendente, ci ha partorito la figlia, principessa Margaret.
Nel corridoio di collegamento fra due sale, lo spettacolare arazzo fiammingo, ora di quasi 12 metri, in origine era ancor più lungo, circa 14; appena un secolo fa fu tagliato per rimediare a un danno grave, forse un incendio.
Magnifico anche quello, coevo, sulla parete sinistra della cappella, un Gobelin originale.
Magici i colori, nonostante i secoli trascorsi: turchese, crema e grigio.
Purtroppo è vietato scattar foto all’interno: queste che allego sono clandestine, fatte con l’iPhone. Mi scuso per la loro mediocre qualità.
I 12 metri dello spettacolare arazzo fiammingo
Peccato perché in altri locali, più sorvegliati, ho visto alcuni ritratti davvero stupendi, cose che solo i grandi musei possono vantare e che avrei voluto mostrarvi.
Seguendo un percorso suggerito da frecce di legno, attraverso sale e camere da letto, studioli e strette scale a chiocciola, mi trovo a un tratto davanti all’uscio spalancato di quello che mi pare proprio un laboratorio di sartoria di epoca vittoriana.
Faccio capolino e una signora dalle linee rotondette, bruttina ma sorridente, mi fa cenno di entrare.
Mi guardo intorno.
Lungo le pareti vari manichini molto ben realizzati, non quelli dei negozi, indossano vesti sontuose, dettagli di pregio.
“Questo era il suo spogliatoio” – racconta – “e qui accanto c’erano i suoi appartamenti.”
“Sono tutti abiti realizzati da me” – continua la signora – “ricavandoli da dipinti in cui è raffigurata proprio … her Majesty Queen Mary, our Queen”
Quel “our Queen”, “nostra regina”, lo dice con emozione vera e orgoglio e le vedo gli occhi luccicare, le labbra tremare un poco.
A meno che non sia colpa della lampada o della mia immaginazione…
Continuerò prossimamente a raccontarvi i momenti di viaggio vissuti in questa magica terra di Scozia.
Nel frattempo…
Buoni chilometri a tutti.
Alberto Angelici