In camper in Bosnia.

Ritorno in Bosnia dopo 42 anni!

Nel 1982 io e Franca avevamo intrapreso un viaggio in quella, che allora, era la Jugoslavia. Non eravamo ancora sposati ed è stato un vero viaggio-avventura. Si andava in campeggio anche se non avevamo ancora il camper.

L’attuale Bosnia è stata una tappa fondamentale di quella fantastica esperienza di 42 anni fa.
In questo viaggio di fine estate 2022, nei Balcani, abbiamo rivisto con piacere molti di quei luoghi.

Ecco un estratto del mio diario di viaggio:

Terme di Catez.

Terme di Catez (Slovenia) secondo giorno. Passiamo la mattinata nel centro termale, oggi ci dedichiamo a l centro termale coperto. Molto bello.

Olly (la nostra cagnolina) rimane in camper anche oggi con il condizionatore acceso, perché alle terme non può entrare. Ci sono circa 29 gradi. Torniamo per le 13.

Pranzo, operazioni di carico e scarico, doccia, restituiamo i braccialetti elettronici (recuperando 10 euro della cauzione) e alle 16 lasciamo il campeggio delle terme.
Poco dopo entriamo in Croazia. Ci vengono controllati i documenti alla dogana. L’autostrada è trafficatissima fino all’uscita per l’Ungheria, poi il traffico diventa normale. Fa caldo, ci sono 32 gradi. Lasciamo l’autostrada (Tot. 82,20 Kune, circa 10,70 euro) e prima di entrare in Bosnia facciamo il pieno nell’unico distributore croato che troviamo.

Questa zona di frontiera della Croazia è quasi deserta e povera. Poche attività e nessuno in giro.

Entriamo in Bosnia, la dogana è appena prima di Bosanka Gradiska.
Ci incolonniamo dietro ad alcune auto e, dopo pochi minuti arriviamo al controllo documenti.
Proseguiamo e troviamo un altro controllo e qui ci chiedono anche i documenti del camper.
Veloce anche questa verifica. Siamo in Bosnia.

Bosanka Gradiska, a differenza della parte di frontiera croata, si presenta subito come una cittadina vivace. Traffico, negozi, tanta gente, tanti camion e un’infinità di distributori.
Ci fermiamo e acquisto la SIM per navigare in internet.

Ne acquisto due. Ogni Sim (marca DOPUNA) vale 5 giorni comprensivi di 15 GB e costa 4 KM (Marchi bosniaci) che equivalgono a circa 2 euro. Il problema è che i negozi non vogliono né la carta di credito né l’euro.

In viaggio per il campeggio Camp San.

Alla fine, la signora dell’edicola mi fa un piacere e accetta gli euro. Sono le 19 e il campeggio che avevo memorizzato è ancora lontano. Decidiamo comunque di proseguire e prendiamo l’autostrada. Paghiamo 10 KM, circa 5 euro per il tratto percorso (meno di 20 km), il camper è classificato come Categoria 3.
Nei giorni seguenti, verificheremo che in realtà noi siamo in classe 2 (la classe 3 è per i mezzi sopra le 3,5 t).

Arriviamo al piccolo campeggio (Camp San dopo Banja Luka) verso le 20. È tutto aperto ma non c’è il gestore. Ci sono altri due camper e una caravan. Inoltre c’è una casa con stanze tipo ostello. Telefono al numero indicato all’ingresso; il titolare mi risponde in inglese e mi dice che il costo per una notte è di 21 euro. Posso mettermi dove voglio. Ci sistemiamo. 
Pieno in Croazia, poco prima della fontiera croata-bosniaca Kuna/litro 12,35 (circa 1,6 euro)

Arriva il gestore, persona molto cordiale. MI aiuta ad attivare la Sim.
Paghiamo e ripartiamo poco dopo le 9.

Andiamo al Jaice Auto Camp

La strada costeggia il fiume Vrbas, con scorci molto pittoreschi. In particolare un’ansa, dove mi fermo per ammirare il panorama.
Per le 11 arriviamo al campeggio Jajce Auto Camp, poco distante dal centro di Jajce. Il campeggio è in parte occupato da auto. Oggi è giorno di mercato e la titolare del campeggio mi spiega che al mercoledì, parte del campeggio viene messo a disposizione per le auto.
Il costo per una notte è di 12 euro. Troviamo un bel posto sul fiume. Andiamo subito in centro per cercare una banca e cambiare degli euro. La cittadina si presenta molto vivace e carina ma la vedremo più tardi. Ora cambiamo in banca gli Euro con KM e poi gironzoliamo al mercato. Un mercato povero, vestiti e bancarelle di contadini. Acquistiamo della carne affumicata, pomodori, cetrioli e pere.
Pranzo in camper e relax.

Portami qui. 📍

Nel pomeriggio piove.

Lasciamo Olly nel camper e andiamo a curiosare nel vicinissimo e nuovissimo supermercato Bingo, dove, ovviamente, facciamo alcuni acquisti soprattutto gastronomici. Torniamo al camper, caffè e poi, visto che non piove più, prendiamo Olly e andiamo a vedere le cascate della Pliva.
Le ammiriamo da più angolazioni ma, per vederle interamente da sotto, dobbiamo pagare il biglietto che costa 4 euro a persona. 

Davvero molto belle anche se, l’acqua nebulizzata ti bagna per bene. Poi facciamo due passi nel bel centro di questa cittadina. Proviamo a prendere un gelato; più bello da vedere che da mangiare. 

Torniamo al camper. Doccia e cena che terminiamo con il primo baklava di questo viaggio. 

Nota: la Sim acquistata per navigare in rete funziona bene. 

Delle cascate spettacolari.

Alla scoperta dei mulini.

Al mattino ci spostiamo in camper di 5 km per vedere i caratteristici Mlinčići, una serie di piccoli mulini in legno che venivano utilizzati per la macinatura dei cereali.

Lasciamo il camper nel P sul lago, dove ci sono un paio di hotel e ristoranti. Proseguiamo a piedi costeggiando il lago e dopo pochi minuti arriviamo a questi mulini, un posto davvero molto bello e pittoresco.

Ripartiamo, torniamo a Jajce e troviamo la statale che va a Sarajevo, sbarrata; stanno rifacendo completamente il manto stradale! Non troviamo altre indicazioni, per cui, ripercorriamo la scenografica strada di ieri, arriviamo a Banja Luka. Ci fermiamo poco dopo per un pranzo veloce in camper e ripartiamo. Prendiamo l’autostrada che termina nei pressi di Doboj.

Stanno lavorando per prolungarla in direzione Serbia e in direzione Sarajevo. Percorriamo quindi una statale trafficatissima, tanti camion e tanti distributori.
Poi, una sessantina di km prima di Sarajevo, riprendiamo l’autostrada ed usciamo pochi km prima del campeggio. Siamo arrivati nei pressi del campeggio (secondo il navigatore) ma vediamo il cartello con la segnaletica del Camping Sarajevo e naturalmente la seguiamo, percorrendo 5 km in più rispetto al navigatore. 
Il campeggio è piccolo e ben tenuto e, a notte (inclusa elettricità e Olly) costa 48 KM, 24,61 euro.

Portami qui. 📍

Ripartiamo: destinazione Sarajevo.

Questa notte temporale con acquazzone. Al mattino è ancora coperto.
Il treno che collega questo villaggio (Blažuj) a Sarajevo parte alle 8,43 e il successivo alle 11,23. Naturalmente prenderemo quest’ultimo.

Percorriamo in meno di 15 minuti il tratto di strada (meno di un km) che separa il campeggio dalla piccola e poco curata stazione ferroviaria di Blažuj.
Il treno arriva puntuale, è un bel treno, spazioso e pulito. Paghiamo il biglietto direttamente al controllore (7,20 Km A/R pr due persone) e alle 11,39 arriviamo alla stazione di Sarajevo. Davvero molto comodo. La stazione di Sarajevo ci riporta ai tempi della guerra fredda, una squallida, brutta stazione di cemento dell’Est.
In ogni caso, come abbiamo visto del resto in Bosnia, è tutto pulito, non ci sono in giro rifiuti.
Appena usciti, però, in netto contrasto con i brutti caseggiati che affiancano la stazione, svetta una bella, futuristica e altissima torre (la Avast Twist Tower).

Scende dal treno anche un signore che ci aveva dato informazioni prima di partire e, gentilmente, ci accompagna alla fermata dei tram. 
La stazione, infatti, dista 2,7 km dal quartiere Baščaršija.  Una corsa del tram costa 1,5 Km a persona.
Alla fine arriviamo a Baščaršija alle 12,10. Qui ci troviamo immersi in una bellissima e suggestiva atmosfera ottomana. Tipici negozi e ristoranti mediorientali, moschee e minareti ovunque. Mi sembra di ritornare in Turchia. Tantissima gente e tanti turisti, insomma il caos tipico dei Bazaar. Molto bello.

Pranziamo (su consiglio sempre del tipo incontrato questa mattina) da Zeljo, a base di Ćevapčići con focaccina e cipolle. Patatine fritte, acqua piccola e una coca per 21 KM. Non erano disponibili nè birra, nè alcolici, nè caffè. 

Il tempo tiene, sole e nuvole ma non piove. In un locale, sempre nel quartiere ottomano, prendiamo il caffè bosniaco e un buon baklava turco. Il caffè è praticamente come quello turco, buono ma con il fondo. Poi visitiamo a turno (per via di Olly) la Moschea di Husrev-Bey.
Quindi ci soffermiamo sulla linea che segna, sul selciato, il confine tra il quartiere ottomano da quello austro-ungarico. In effetti, l’architettura dei palazzi e delle case è completamente diversa e rispecchia l’origine dei quartieri.

Visitiamo la Cattedrale del Sacro Cuore, sul sagrato c’è una statua in metallo di Papa Giovanni Paolo II. Torniamo al quartiere ottomano perché Franca vuol assaggiare il Salep; lo troviamo al Divan, un locale tipico ottomano situato all’interno di un bellissimo cortiletto dove si trova anche un pittoresco negozio di tappeti. Il Salep è una bevanda turca calda preparata con farina ricavata dalle radici di orchidee, il gusto assomiglia a quello di latte e cannella. Io vado sul classico e prendo un tè turco. 

Lasciamo il quartiere ottomano.

Lasciamo il quartiere ottomano, acquistiamo alcuni dolci per cena e torniamo nel quartiere europeo. Visitiamo il piccolo ma suggestivo Museo dei Crimini contro l’Umanità ed il Genocidio. Ingresso 12 Km.  

Il treno per il ritorno è alle 16,59, ma è troppo tardi, prenderemo quello successivo, alle 19,31.
Nel frattempo ci incamminiamo verso la stazione, facendo una pausa al centro commerciale SCC (Sarajevo City Center).

Arriviamo alla stazione che troviamo deserta. Prendiamo il treno e ritroviamo ancora il signore che ci aveva dato informazioni questa mattina. Anche questo è un bel treno e alle 19,47 scendiamo alla piccola stazione di Blažuj. Dopo 10 minuti siamo al camper. Oggi abbiamo percorso a piedi 10 km.

Le prelibatezze bosniache.

Prendiamo il treno alla stessa ora di ieri, alle 11,39. Apprendiamo che, essendo sabato, al ritorno dovremo riprendere ancora quello delle 19,31, perché quello delle 17 oggi non circola.
Una volta arrivati in stazione a Sarajevo, prendiamo il tram e scendiamo nei pressi del Municipio (ex biblioteca) splendidamente restaurato dopo la guerra, in stile moresco.

Il cane non può entrare nemmeno nello zainetto. Così lo visitiamo a turno (ingresso 10 KM). La struttura è molto bella e colorata, specialmente nel cortile interno. Otre alla struttura, c’è ben poco altro da vedere, se non la sala della giunta comunale e alcune foto. Al terzo piano c’è un’esposizione di arte moderna. Ci incamminiamo nel vicino quartiere ottomano e ci immergiamo nella solita folla.
Pranziamo a base di Burek, una specie di torta salata di pasta fillo che viene ripiena in vari modi e ricoperta di una salsa allo yougurt. Anche qui non ci sono alcolici, nè dolci, nè caffè. Con due bibite spendiamo 16 KM. 
Usciamo e poco dopo si scatena un temporale ed inizia a piovere. Ci rifugiamo in una pasticceria, io prendo un caffè bosniaco e un baklava, Franca una fetta di torta e vuole provare ancora il Salep (qui è più buono di ieri, più denso e più gustoso). Spendiamo 15 KM.

Poi ci incamminiamo per andare e visitare il War Childhood Museum, un piccolo museo che illustra gli orrori della guerra attraverso oggetti e storie di bambini. Ingresso 10 Km a persona (20 KM Ric.).

Quando usciamo, piove. Camminiamo alcuni minuti fino ad arrivare a Casa Svrzo ma quando arriviamo, il custode ci dice che ha chiuso da pochi minuti!

Comunque, non solo c’è la fa visitare ma non vuole nemmeno i soldi del biglietto e neppure accetta una mancia. Si tratta di un’autentica grande casa ottomana, dove viveva una ricca famiglia di Sarajevo. Davvero suggestiva, con mobili e tappeti originali.

Andiamo a vedere anche la Despić House, un’altra grande casa museo ma di una famiglia serba ortodossa. Purtroppo la troviamo chiusa. Anche se l’orario la indicava come aperta, sembrava persino abbandonata. Poco più avanti ci soffermiamo al Ponte Latino, dove, nel 1914 venne assassinato l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este e sua moglie. Fu il pretesto per dare inizio alla Prima Guerra Mondiale.
Una targa ricorda la triste vicenda.
Inizia di nuovo a piovere, così ci rifugiamo nel Bazaar coperto, con i suoi negozi moderni che vendono copie di borse griffate e Rolex. Poi andiamo a vedere la Cattedrale Ortodossa della Natività di Gesù (ingresso 2 KM). La chiesa è grande ma non si apprezza come meriterebbe perché è molto buia.
Dobbiamo “tirare” per arrivare all’orario del treno, per cui ci incamminiamo nel quartiere europeo verso la stazione. Nel centro commerciale di ieri sera (SCC) all’ultimo piano, ci mangiamo un enorme e ottimo kebab (14 KM con un’acqua) e poi ci incamminiamo verso la stazione. Non piove più e l’aria è freschina.

Lasciamo Sarajevo e andiamo a Mostar.

Paghiamo il campeggio 73,84 euro e lasciamo Sarajevo. Percorriamo l’unico tratto di autostrada, abbastanza breve, e al casello verifico al pagamento, che la Classe sia la 2 (non la 3, che è quella per i mezzi oltre le 3,5 t). Proseguiamo lungo la statale, la strada scorre tra le montagne e lungo il percorso ci sono bancarelle improvvisate che vendono miele. Non mi fermo perché piove e quando decido di fermarmi lo stesso, ormai di bancarelle non ce ne sono più. Entriamo in una zona panoramica che costeggia un bel fiume verde. Iniziamo a vedere lungo la strada una serie di grandi ristoranti che arrostiscono l’agnello in lunghi spiedi che girano, grazie a ruote mosse dall’acqua.

Pranziamo in uno di questi (Zdrava Voda) e notiamo che tanta gente l’agnello lo prende da asporto perché viene venduto a peso.
Il ristorante è grande ed elegante, gli interni sono in legno di un colore tendente al rosso. Prendiamo mezzo kg di agnello con patate, insalata, birra, acqua e due caffè espresso e spendiamo 39 KM (meno di 20 euro, Ric.) Tutto ottimo.

Ripartiamo verso Mostar e, a fatica, troviamo il campeggio Neretva. Lo raggiungiamo tramite uno sterrato che passa tra cumuli di pietre e cemento di case demolite. Dista tre, forse quattro km da Mostar, e non ci sono mezzi pubblici, è fuori da tutto e sembra davvero un posto squallido.

Quando il titolare mi dice che la tariffa è di 30 euro, anzi 32 perché abbiamo anche il cane, allora gli rispondo che è molto caro per quello che offre, lo saluto e ce ne andiamo.
Per le 15 siamo nel P a pagamento (5 euro) dietro la Franjevačka crkva (la chiesa Francescana dall’altissimo campanile, oltre 100 metri). Paghiamo il ticket al bar e in cinque minuti siamo nel centro di Mostar. C’è tantissima gente e fa caldissimo.

Da Mostar a Blagaj.

Bellissimo il piccolo centro storico di Mostar e il suo suggestivo ponte. Davvero una cartolina. Visitata la piccola Koski Mehmed Pasha Mosque (7 euro con la salita al minareto) e poi, salendo dalla stretta scala a chiocciola, si arriva fino alla cima del minareto. La veduta sul ponte è sul fiume è straordinaria.
Anche sul retro della moschea c’è un giardinetto con una bella veduta.

Gironzoliamo tra i numerosi negozi e ci facciamo un gelato (meglio di quello assaggiato a Jajce). Poi scendiamo a livello del fiume in attesa di vedere uno dei tuffatori che, dopo aver incassato un numero sufficiente di soldi, si tuffa dall’altissimo ponte. Bravo!

Davvero un bel tuffo.
Torniamo al camper, sono le 18 e i pullman carichi di turisti sono tutti in partenza. Aspettiamo che lascino il parcheggio e poi partiamo anche noi. È stata un’ottima scelta quella di non fermarci in quella specie di campeggio lontano da tutto e venire direttamente in questo parcheggio.

A due passi dal centro ed economico. Abbiamo pagato 5 euro, tariffa valida fino a mezzanotte. E’ possibile anche fermarsi a dormire insieme ad altri camper. Dalla mezzanotte, riparte la tariffa, altre 5 euro per 24 ore.
Prima di lasciare Mostar facciamo il pieno.

Per le 19 arriviamo a Blagaj. Ci fermiamo in un cortile di una casa privata che mette il proprio cortile a disposizione (per 5 euro) ai camper. Siamo solo noi e ci fa sistemare tra le piante da frutta. Poi usciamo a chiacchierare più o meno in inglese. All’aperto si sta bene, c’è tutta la famiglia seduta attorno ad un tavolino. Ci offrono un caffè bosniaco.

Ci spostiamo da Blagaj.

Al mattino la signora (probabilmente la mamma) che ieri ci ha offerto il caffè bosniaco, ci porta due grandi frittelle appena preparate. Buonissime! Lasciamo Olly sul camper e ci incamminiamo verso il monastero dei Dervisci (ingresso 10 Km a persona). La povertà e l’isolamento rappresentano i punti chiave dei Dervisci, monaci eremiti islamici. I Dervisci sono particolarmente famosi per la loro danza rotante, una sorta di trance mistica. Il monastero, costruito nel 15′ secolo, oggi è monumento nazionale. La posizione di questo monastero è ciò che lo rende veramente speciale.

La casa dei Dervisci si trova incastonata in un’alta parete rocciosa proprio lì dove nasce una delle più copiose sorgenti carsiche di tutta Europa. Un luogo davvero scenografico e suggestivo. Numerosi ristoranti si affacciano sulle sponde, quasi a livello dell’acqua. Il luogo è davvero ameno.
In una delle bancarelle, Franca acquista una marmellata di fichi, una di melograno, un vasetto di miele e un sacchettino di fichi secchi. Torniamo al camper, paghiamo 5 euro per il parcheggio e andiamo a Međugorje. Dei due campeggi, il Dane e il Zemo, praticamente quasi adiacenti, scegliamo il Zemo.
Molta ombra che ci servirà per lasciare Olly sul camper. Alla reception mostro la carta ACSI e la signora mi dice che il prezzo a notte è di 10 euro. Il campeggio è piccolo, ombreggiato, tranquillo e a due passi dal centro. I servizi sono vecchi ma funzionali e l’acqua è calda. Ottimo.

Dopo pranzo lasciamo Olly sul camper e ci incamminiamo. La via che porta alla chiesa è un susseguirsi di negozi di souvenir religiosi, ma anche di borse, borsette e vestiti contraffatti. Visitiamo la chiesa e tutto il complesso. Poi ci incamminiamo verso la collina Podbrdo.
E’ il luogo della apparizioni e dista meno di tre km dal centro. Per arrivarci bisogna incamminarsi lungo un sentiero che poi, negli ultimi 500 mt, si inerpica su una collina.

Qui inizia la difficoltà, perché il percorso è pietroso e dissestato. Le pietre sono spesso a punta o in costa e questo non rende la salita piacevole. Arrivati in cima alla salita, Il tracciato prosegue in discesa per poi risalire di nuovo. Non finisce più! Finalmente si arriva al luogo dell’apparizione.
Vediamo una decina di persone (erano quasi le 18) che pregano in ginocchio davanti alla statua della Madonna. C’è anche un crocefisso in legno.
Qui trovo un italiano che mi spiega che il percorso va fatto seguendo un rituale e recitando il rosario. La prima parte è “la gioiosa” perché inizia la salita ed hai l’entusiasmo, la seconda parte è “la dolorosa” perché diventa sempre più difficile la salita. Poi arrivi al luogo dell’apparizione.
Infine, la terza parte, la discesa (più corta, in direzione della Croce Blu) è “la gaudiosa”, perché sei contento di aver visto la Madonna, o almeno il luogo dell’apparizione.

Ripassiamo dalla via centrale, sosta in supermercato e ritorno al camper.

Portami al camping Zemo 📍

Sta per finire il nostro viaggio in Bosnia.

Al mattino facciamo ancora due passi tra i negozi di souvenir. Poi pago il campeggio (20 KM) e partiamo. Ci fermiamo nel P libero davanti alla biglietteria delle cascate di Kravica.

Fortunatamente troviamo un posto all’ombra sotto una grande pianta.
Pranziamo in camper e poi lasciamo Olly in camper all’ombra, con l’oblò aperto e la ventilazione (della stufa, che è spenta) inserita sul 5, in modo da creare un bel giro d’aria.
L’ingresso costa ben 20 Km a persona. Oltre alle cascate, si può camminare nel grande parco e visitare alcune attrazioni, come il museo, il Convento… che distano però, 5 km dall’ingresso.
Si può anche entrare con l’auto pagando un supplemento. Non saprei se è possibile entrare anche in camper. Pranziamo e poi entriamo a piedi.
In cinque minuti di discesa, arriviamo alle cascate. Davvero, molto, molto belle.

In un anfiteatro naturale, numerose piccole cascate si tuffano nel laghetto sottostante, che pullula di turisti e bagnanti. Uno spettacolo della natura (sarebbe strepitoso se non ci fossero così tante persone e gli ombrelloni dei ristoranti che si assiepano attorno al lago). Facciamo il giro del laghetto, ammiriamo le cascate, scattiamo alcune foto e poi risaliamo e torniamo al camper. Ripartiamo.

Prima di arrivare alla dogana facciamo il pieno e spendiamo gli ultimi Km in un supermercato Konzum. Alla dogana croata ci controllano i documenti e ci chiedono se abbiamo tabacchi e liquori. Passiamo da Metković e scendiamo verso il mare, in corrispondenza del nuovissimo ponte che permette, passando da una penisola, di arrivare a Dubrovnik, evitando di percorrere il tratto della Bosnia.

Anche la strada è nuovissima ed è tutto gratis.

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