Cres a bordo del camper.

AMICI CAMPERISTI, un saluto da Alberto il camperista.

Ultima settimana di aprile.
Cres, isola nel golfo del Quarnaro: la conoscete? Alcuni anni fa ero lì in trekking, con tenda e zaino, assieme a tredici ragazzi.
Fu una splendida settimana di sole, tra rocce e boschi selvaggi, piccoli borghi silenziosi, spiagge sassose, acque limpide e chiare.

Trecentottantotto anni di dominazione veneziana, dalla fine del X° secolo agli ultimi anni del Settecento in continuo antagonismo con l’Ungheria e la presenza italiana dal 1920 al 1947 hanno lasciato tracce incancellabili nell’architettura, nel dialetto e nelle consuetudini della sua gente.
Cherso, così si chiamava all’epoca in cui il temibile leone di San Marco dispiegava le ali su questi territori, strategici per il controllo sull’alto Adriatico, oggi appartiene alla Croazia.

Ora ci ritorno in camper.
Le previsioni non lasciano troppo sperare ma partiamo ugualmente lieti, forti del detto”Meglio un giorno di pioggia in vacanza che sette di sole in ufficio”.
Alle 18 di venerdì imbocchiamo l’autostrada per Padova e a Mestre seguiamo per Trieste ma appena oltre Monfalcone usciamo e troviamo parcheggio per la notte tra le vie silenziose di un piccolo paese.
La mattina, di buon ora ci rimettiamo in strada.
Il sole splende e ho fretta di arrivare nella pace di un isola dove il silenzio è la normalità, il rumore una rara anomalia.

Prima di Trieste occorre fare attenzione o si rischia di finire nel traffico della città; tenere invece la sinistra e seguire le indicazioni per Slovenia e Rijeka, cioè Fiume.

📍 Sono circa 70 chilometri di statale ben tenuta; noi impiegheremo oltre un’ora causa i cantieri stradali per migliorie al tracciato e le conseguenti code. Si lascia la E61 all’altezza di Opatija/Abbazia (45°20’47″N/14°18’36.10″E) e si gira a destra, verso sud, in direzione di Pula (Pola).

📍 Prestare attenzione perchè non sempre le indicazioni sono chiare e poste in posizione visibile.
Vediamo il cartello che dice “Brestova-Imbarco ferry-boat” (45°08’35.48″N/14°13’23.46″E).

Fate attenzione.

La strada diviene stretta e tortuosa, tra hotel dall’aria anzianotta ma molto ben tenuti e palazzine il cui stile architettonico ricorda il sud Tirolo e i fasti dell’impero austro-ungarico, così come i campanili a cipolla e i colori delle facciate.
La vegetazione invece, le palme e l’atmosfera in generale fanno pensare alla Liguria e gli erti pendii pure. Gli stessi, eterni lavori di sostituzione di fogne e tubazioni sulla sede stradale che ci rallentarono la volta precedente, ci fanno viaggiare, oggi, a passo d’uomo e impieghiamo un’ora e mezza per percorrere meno di 40 chilometri.
Lunga la fila all’imbarco ma per fortuna i traghetti si avvicendano al ritmo di uno ogni mezz’ora e la traversata richiede meno di venti minuti.

Appena sbarcati a Porozina (45°07’40.62″N/14°21’20.16″E portami qui 📍), solo una banchina e nulla di più, sembra di essere arrivati in un altro mondo: niente code, niente semafori, finiti i rumori e anche le auto sembrano scomparire, assorbite come per magia dalla strada che s’inerpica sul fianco roccioso della montagna.
Scarsissimo, il traffico, dunque, e tale resterà per l’intera durata della vacanza, con tutto che essa coincide con il ponte del 25 aprile – 1° maggio.

Cres è una strana, bellissima isola.

Lunga e sottile, in certi punti appena qualche chilometri, presenta vistose e in parte inspiegabili differenze tra nord e sud.
La parte settentrionale è poco abitata e coperta da una vegetazione che ricorda quella appenninica, con castagni, betulle, querce, carpinelle e una quantità di altre essenze che rendono quest’isola e le altre dell’arcipelago le più ricche dell’Adriatico sotto l’aspetto vegetale.

La roccia, dolomite e calcare, affiora ovunque e dove nei millenni l’uomo ha eliminato il bosco per ricavarne pascoli per capre e pecore, serpeggiano, bianchissimi, i muretti a secco (madiere o menijak) che coprono l’isola, creando un vivace contrasto cromatico con il colore bruno-rossastro del terreno.

Come un mosaico dividono il territorio in tante particelle piccole e grandi, chilometri e chilometri di muretti che per secoli la gente del luogo ha innalzato ovunque allo scopo di marcare le diverse proprietà, impedire il dilavamento del terreno e liberarlo per farne pascolo e proteggere le greggi dalla bora che spesso soffia robusta.

E’ un’opera ciclopica che, pur non facendo parte dell’eredità naturale dell’isola, ora ne completa le caratteristiche e andrebbe salvaguardata ma in molti punti mostra inevitabili cedimenti e frane.
Incontriamo piccoli borghi abbandonati: poche case in pietra che sembrano esistere da sempre.

Buie arcate che un tempo ospitavano le greggi, fazzoletti di terra rubata alla pietra in un passato non lontano furono orti e, tra le sterpaglie e rigogliose piante di malva in fiore, ancora mostrano ostinati caspi di insalata e inflorescenze di carote sopravvissute all’ incuria.
All’angolo di ogni edificio, il cilindro in pietra del pozzo di raccolta per l’acqua piovana, un’importante risorsa per un territorio carsico dove l’acqua di superficie scarseggia ovunque e ovunque possa scompare sotto terra.

Una sola menzione riguardo la fauna locale: il grifone.

Gyps fulvus è il nome scientifico, un nome corto per un rapace di dimensioni imponenti, uno dei più grandi al mondo: un metro e più d’altezza, e un’apertura alare che in certi adulti del peso di dieci chili può superare i tre metri.


Nell’isola lo chiamano “orel”, e da questo prende nome il paesino di Orlec.
Questo animale appartiene alla famiglia degli avvoltoi, rapaci che non si nutrono di prede vive ma solo delle carogne tant’è che le attuali colonie non riuscirebbero a sfamarsi se dalla terraferma non portassero le scorie della lavorazione delle carni.
Oggi nell’isola si pensa vivano oltre cento coppie suddivise grosso modo in due colonie che sono costantemente monitorate dai ricercatori per ridurre la mortalità tra la quarantina di neonati che ogni anno vede la luce e aiutare la comunità dei grifoni a crescere progressivamente, evitando l’estinzione così come verificatosi in quasi tutti gli altri Paesi europei.


A tale scopo, sull’isola si cerca di salvaguardare gli ultimi habitat di questi grandi volatili, principalmente nell’estremo nord dell’isola.

Beli è un piccolo borgo di origine preistorica.

E sorge su di uno sperone roccioso della costa nord orientale. Portami qui 📍 (45°07’18.06″N/14°21’20.16″E)

Ci arriviamo attraverso una strada molto stretta e tutta curve.
Allo scopo di consentire a due automezzi di incrociarsi, sono state ricavate, come in altre strade della stessa categoria ( e cioè strettissime), delle piccole piazzole ma è consigliabile suonare molto prima di ogni curva.
Lo faccio anch’io ma è con vero piacere che dopo quasi mezz’ora scorgo il grappolo di case assembrate in cima a una rupe.
Poche decine di metri prima del paese, sulla sinistra, si trova l’Eko Zenter, il Centro di recupero dei grifoni, che si occupa della conservazione e tutela dell’habitat di questi animali; in una voliera è possibile osservarne alcuni esemplari.
Attualmente abitano il paese meno di venti persone ma durante la stagione estiva molte case ospitano figli e nipoti che vi ritornano per le vacanze.
I vicoli sono stretti, inadatti anche a vetture di piccole dimensioni, a volte tanto angusti che allargando le braccia si toccano i muri da ambedue le parti.
Esistono ancora alcuni bassi edifici dalle chiare connotazioni preistoriche; in tempi più recenti adibiti a ricovero di capre e pecore, è probabile che fossero originariamente le abitazioni della prima comunità.

Interessante e in buone condizioni il ponte romano a un’arcata che supera il rivo lungo il quale con le piogge autunnali si formano alcune cascatelle di rara bellezza.

A oriente la parete scende ripida fino al mare e a una minuscola calle, chiamata ” Sotto Beli”, dotata di porticciolo per le barche e di una spiaggia sassosa. L’unica strada d’accesso è stretta e ripida, di certo più di 15 gradi, ma stanno iniziando ad allargarla. Il nostro motorhome laika fatica a scendere per spazi tanto angusti ma procedendo con cautela e a passo d’uomo scendiamo il mezzo chilometro che ci separa dal piccolo campeggio.
Si trova proprio alle spalle della spiaggia, sotto piante d’ulivi, appena dietro a una fila di microscopiche casette in pietra e legno, un tempo ricovero per le barche dei pescatori locali.  Struttura davvero essenziale, il campeggio, Auto-camp “Brajdi na moru”, con poche, rare prese di corrente schuco ma mi dicono che l’intenzione è di sostituirle con la presa azzurra europea.

L’acqua corrente è disponibile soltanto nell’unico blocco-servizi che offre due docce e altrettanti gabinetti.

Il campeggio è costituito da un triangolo di terreno piano e inerbito, delimitato a sud da un rivo in secca e dal crinale della montagna, a nord da un eguale pendio al sommo del quale sorge Beli e a oriente dalla fila di casette e dallo stretto arenile.
Un baretto ricavato da una baracca offre a bordo spiaggia bibite e insalate, accanto a un’altra costruzione che in stagione turistica credo ospiti un negozio di generi vari.

Per una notte in bassa stagione, camper e due persone pagano 16 euro.

Dal piccolo abitato parte un sentiero discretamente segnato.

(prestare attenzione ai segnalino a volte scoloriti o coperti dalla vegetazione) che risale il crinale attraversando un giovane bosco
Via via che da Beli si scende verso sud, prende piede la macchia mediterranea e le pietraie si colorano in primavera del lilla chiaro della salvia, del giallo dell’euforbia e delle ginestre, del rosa pallido del cisto.
Nella parte più meridionale dell’isola sono presenti ovunque i fichi e i corbezzoli e nei pressi di Osor (Ossero), si trovano anche grandi cespugli di fummo sterno dai fiori bianco-gialli e dalle foglie simili a quelle del fico e anche il rosmarino che qui raggiunge il punto più settentrionale della sua diffusione naturale.

Quasi al centro dell’isola si trova il lago Vrana.

Recintato e interdetto a tutti meno che ai tecnici dell’acquedotto, è’ da sempre l’unica riserva idrica di Cres e ancora oggi rappresenta un mistero per i geologi.
Infatti il lago non ha immissari, il fondo si trova sotto il livello del fondo marino e si ipotizza, ma non ci sono prove certe a riguardo, che esistano collegamenti sotterranei con la terraferma attraverso i quali il lago si rifornirebbe d’acqua.

 

Seguendo le indicazioni della nostra guida e i ricordi del mio precedente passaggio, arriviamo a Martinscica.

 (San Martino di Cherso), (44°49’16.24″N/ 14°20’24.42″E) sulla costa occidentale, a ridosso di un’ampia baia contornata da bassi pendii 186 abitanti e un’origine risalente al 16° secolo quando vi fu eretto un convento francescano dei frati terziari glagoliti e la chiesa di San Girolamo.
In seguito un signorotto locale vi costruì un castello che oggi ospita un ristorante.
Negozi, un ufficio postale, altri ristoranti e, qualche chilometro piu’ avanti, lungo la valle di Slatina, l’omonimo camping, circa 500 piazzole ben tenute e contornate da siepi, in parte terrazzate, tutte dotate di prese tripolari azzurre e di presa acqua.
Un centinaio di esse ha perfino il collegamento con la rete fognaria e possono essere prenotate in anticipo.

Portami qui. 📍

Nell’area del campeggio.

si trova un ristorante, una pizzeria, due bar e un market, due camper services, sei blocchi servizi, due dei quali ricostruiti nel 2006 e dotati di acqua calda e fredda, toilettes, docce, vendita e ricarica gas, lavabi per bambini, angolo fasciatolo, lavatrici e asciugatrici, oltre a 5 impianti per lo svuotamento di wc chimici.
Disponibili anche dei tavoli da ping-pong e un minigolf oltre ad alcuni campi da pallavolo e, in stagione estiva, corsi di immersione e di surf, noleggio di bici e di tavole a vela.
Reception di nuovissima costruzione, dotata di 2 terminali internet e con possibilità di pagamento con carte di credito oppure in Euro.
La struttura ci appare subito molto ben organizzata e pulita, servizi scintillanti, vialetti ben tenuti e le centraline elettriche piu’ recenti munite perfino di capolino luminoso.

Molto bella e raccolta la baia di Tiha presso cui collochiamo il camper.

Tra siepi di pitosfori in fiore che emanano un profumo intensissimo.
In questo primo scorcio di stagione la scelta è vastissima, il campeggio semi deserto e anche qui, nei pressi della riva, contiamo una quindicina tra camper e caravan, incluso un bell’ Iveco Daily 4×4 di due simpatiche coppie modenesi con cucciolo di pastore tedesco al seguito.

Hanno alle spalle alcuni notevoli viaggi africani e ne parliamo mentre un tramonto da manuale tinge di rosso e di viola la superficie della baia che per qualche minuto appare striata di grigio per effetto del debole moto ondoso.

L’arenile della baia è in ghiaia ma dotato di un certo numero di piattaforme per prendere il sole, che fungono anche da banchine d’attracco per gommoni e piccole imbarcazioni.
Simile ma più aperta e ampia, l’altra baia del campeggio, Slatina, attrezzata anche di rampa per alaggio imbarcazioni.
Non lontano vi sono spiaggette più appartate ove è possibile praticare il naturismo.
Qualche giorno dopo ci spostiamo più a sud, dove aumentano le strutture d’accoglienza turistica pur garantendo sempre una pace e una tranquillità fuori dal normale ma con la possibilità di trovare svaghi adatti ai giovani, discoteche incluse.
A punta Kriza, la più estrema a sud – est, si trova il Camping Baldarin che ci è stato consigliato.

Ci si arriva percorrendo 15 chilometri di strada stretta, poco più di una carreggiata.

Sono frequenti le piazzole ma consiglio un uso abbondante del clacson, ad evitare spiacevoli incontri, o meglio scontri, frontali.
Il camping è vasto, con una piccola zona “tessile” (ovvero non naturista) e il resto riservato ai naturisti, prese azzurre europee e, in un’area di recente ristrutturazione, piazzole sotto i pini dotate anche di presa acqua e di un grande blocco servizi.
Le piazzole al momento sono in via di completamento e non ancora agibili ma già lo sono i servizi, molto belli e funzionali.
In tutto, la struttura è dotata di 6 blocchi servizi, tra grandi e piccoli, di 3 impianti per wc chimici e di due camper service con pozzetto e presa acqua, di 3 lavatrici di 2 asciugatrici.
Funziona un market che al momento è privo di POS e l’unica valuta accettata è la kuna.
Spiaggia stretta e rocciosa, come in gran parte della costa croata e solo in brevi tratti a ghiaia.

La parte più estrema della punta, la più bella secondo noi, è ombreggiata da pini e e fitti macchioni di lecci tra i quali abbiamo avvistato una coppia di cervi (però tenete conto che il camping era quasi deserto).

La struttura è dotata di 2 campi da tennis.

Di minigolf, ping-pong, beach-volley, noleggio imbarcazioni, scivolo e attracco barche, di bar e di ristorante il cui gestore e’ l’unica possibilità di cambiare euro in kune al di fuori della stagione estiva, quando funziona il cambio presso la reception che, per il pagamento, accetta anche carte di credito.
Per chi fosse privo di tenda o caravan, è possibile affittare in loco una caravan: ve ne sono di medie e di grandi dimensione, fino a otto posti letto.

L’ultimo camping che abbiamo collaudato nel corso della vacanza, è il Bijar.

A poche centinaia di metri da da Osor (Ossero), importante e antica località posta alla congiunzione con l’isola di Lussino, da cui la divide un breve canale (chiamato Cavanella o Kavada) largo appena dieci metri, dotato di ponte girevole e ricavato, si crede, in epoca romana con l’eliminazione del breve istmo di terra. In ragione di tale, strategica posizione che consentiva l’imposizione di pedaggi per merci e persone, Osor fu per secoli un fiorente centro di scambi sia terrestri che marittimi.
Di tale prosperità oggi rimangono solo le tracce, i resti delle mura megalitiche del 4° e 3° secolo a.C. e di varie strutture fortificate per la difesa della città che era anche sede vescovile.

Il vescovo risiedeva presso la cattedrale dedicata a San Gaudenzio, la cui statua in pietra ancora è visibile sulla facciata assieme a quelle di San Nicolò e del Cristo.
In seguito, sia per la maggiore autonomia delle navi che per il sopraggiungere della malaria, Ossero decadde al punto che il principe della città e il capitano reggente (entrambi nobili veneziani) si trasferirono a Cherso (Cres) e la città fu in gran parte abbandonata. Oggi, da visitare, il museo archeologico nei pressi della cattedrale e la chiesa stessa, oltre ai resti appena fuori del paese, sul mare, dell’antico convento francescano di Vier con annessa chiesetta. Chi capitasse da queste parti tra metà luglio e metà agosto, può assistere ai concerti che si tengono all’interno della cattedrale, famosa per l’ottima acustica, nell’ambito delle “serate musicali di Ossero”.

Per celebrare la vocazione musicale della città alla musica, da alcuni anni sono state poste nei pressi della cattedrale alcune sculture bronzee a tema musicale, opera di artisti croati.

Il Camping Bjiar, fornito di mini-market, di ristorante e di bar, offre un buon numero di piazzole dotate di presa elettrica (le più vecchie hanno centraline con prese schuco), acqua e scarico, sotto una pineta anche troppo ombrosa che in questa stagione risulta perfino gelida.
Cerchiamo, invano, uno spazio più aperto poi ci adattiamo, anche perche’ sarà per una sola notte.
Adeguati i servizi, suddivisi in 5 blocchi di varie dimensioni e tipologie a seconda dell’anzianità ma ben tenuti.
In stagione è disponibile una sala – tv, tennis da tavolo, area giochi per bambini.
Nel suo complesso, l’isola resta una meta molto appetibile, a mio giudizio, non lontana dalle nostre città e con la possibilità di arrivarci anche via mare.
Il mare è splendido, la natura intatta e la gente di norma cortese e ospitale, i prezzi contenuti e le possibilità di sistemazioni abbondano.

Buona anche la disponibilità di sentieri per chi volesse effettuare qualche camminata.

Difficoltà ridotte e percorsi sempre di tipo escursionistico, idonei, quindi, anche agli adolescenti purché con qualche precedente, analoga esperienza. Occorre però prestare molta attenzione, munirsi di cartine dettagliate e di una buona bussola; non sempre i sentieri sono ben segnati, certuni sono poco frequentati e può capitare di trovarli invasi dalla vegetazione o da alberi rovesciati.

In ogni caso i cellulari godono di una buona copertura in molta parte del territorio.
Meglio quindi averne sempre uno con sè e accertarsi che sia ben carico.

È il tramonto dell’ultimo giorno, domattina partiremo presto per rientrare.
L’aria è tiepida, ricca di sentori che vorrei portare via con me.
Dal paese rientriamo al campeggio lungo un viottolo che si snoda tra muretti a secco.
Nel buio intuisco orti e piccole corti fiorite.
I dischi di luce delle nostre torce illuminano il selciato sconnesso e le oscillazioni fanno danzare le nostre ombre come pipistrelli. Costeggiamo una piccola insenatura.
Vaghe luci provengono da una barca a vela ormeggiata nei pressi della riva.
Un gruppo di persone parla sommesso nell’ovale del pozzetto e le candele sul tavolino conferiscono ai volti un pallore lunare e a tutta la scena un’atmosfera ultraterrena.

E adesso, un utile vademecum.

Ristoranti consigliati: a Beli ci sono due trattorie, una nei pressi dell’Eko Zenter, l’altra appena prima del paese sulla destra, con ampia e fresca tettoia sotto cui si pranza in estate.
Entrambe offrono sia pesce che carne a prezzi tra 20 e i 25 euro. Da segnalare l’agnello al forno, considerato una specialità dell’isola, assieme al porcellino allo spiedo, assai diffuso in tutta la Croazia.
All’esterno di ogni trattoria troneggia un fumigante casotto in lamiera che ospita lo spiedo con maialino rotante e funge da insegna della medesima.

📍 A Cherso paese (44°57’43.86″N/14°24’36.60″E) abbiamo provato varie trattorie e ci sono sembrate tutte di buon livello se si scelgono i tipici piatti locali, meno (molto meno) se si osano imprudenti scelte come gli spaghetti alla bolognese, piatto che peraltro neppure esiste, a Bologna, e che all’estero viene spesso confuso con le tagliatelle al ragù di carne. Appena sopra Cherso, in direzione di Valun si prende per Loznati e si trova il ristorante la Bukaleta che offre un ottimo agnello al forno.

📍 A Valun (44°54’30.71″N/14°20’40.41″E), incamminatevi sul lungomare voltando le spalle al piccolo campeggio.
Superate le poche case fermatevi a mangiare il pesce nel secondo e ultimo ristorante che ha anche una larga terrazza sospesa sul mare. Prezzo medio: 25/30 euro.

📍 A Osor (44°41’33.81″N/14°23’45.58″E) c’è un ristorante assai piacevole non solo per la cucina che offre ma anche per la cornice in cui ci si accomoda per pranzare.
Dalla passione della proprietaria e dal suo verdissimo pollice è nato un orto-giardino rigoglioso di fiori e di erbe aromatiche.

Altri consigli.

È il “Nonina Kuhinja Bonifacic”, tel. 385(0)51237413. Trovarlo è facile, si trova in pieno centro storico, lo conoscono tutti e ha due ingressi: sul canale a poca distanza dal ponte girevole e dagli stretti vicoli a ridosso della piazza su cui s’affaccia anche la chiesa di San Gaudenzio. Prezzo medio: 25/30 euro.

In avvicinamento a Cres, invece, lungo la statale E63 che collega Trieste con Rijeka (Fiume), vi consiglio una sosta a Pasjak alla trattoria (gostiana, in croato) “Eli”.
Una gestione famigliare estremamente cordiale vi offrirà maialino allo spiedo, uno spettacolare goulash di cervo con gnocchi di patate e ottimo prosciutto locale.
Non male anche il merlot sfuso di loro produzione, corposo ma morbido e vellutato.
Da provare, se piace il genere, la grappa aromatizzata con melissa, timo, salvia e rosmarino che vendono anche in bottiglie confezionate da loro, a 10 euro l’una. Attenzione, però, perchè è dinamite!

📍 Gostiana “Eli”Pasjak 4351214 Sapjane. Tel: 385(0)51732305. Parlano italiano. Prezzo medio: 20 euro

IMPORTANTE. In tutta l’isola di Cres, nonostante l’enorme presenza di pietraie e di luoghi selvaggi o scarsamente abitati, non esistono serpenti velenosi ma solo rettili innocui come ramarri, lucertole e bisce d’acqua.

Buoni km a tutti da Alberto Angelici, CAMPERISTA ITALIANO.

I camping.

Camping Slatina, Martinscica. Tel 385(0)51574127 Cani ammessi. Aperto dal 1° aprile al 20 ottobre

e-mail: info@camp-slatina.com  www.camps-cres-losinj.com

📍 GPRS. Coordinate: 44° 49′ 40″ N / 14° 20′ 45″ E

Camping naturista Baldarin, Punta Kriza. Tel. 385(0)51235680 Cani ammessi.

e-mail: info@camp-baldarin.com www.camps-cres-losinj.com

📍GPRS. Coordinate: 44° 37 46 N / 14° 32 04 E

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