Corsica

Dove Andare
2 Maggio 2019

Corsica

di Alberto Angelici

AMICI CAMPERISTI, un saluto da Alberto il camperista.

Appena oltre l’incrocio con la N198, ecco l’indicazione per La Palombaggia.
Siete mai stati da queste parti? La strada si snoda  stretta e serpeggiante. Alti eucalipti la ombreggiano.
Le chiome trasandate e tristi ricordano il salice e i tronchi a torciglione variegati di chiaro s’innalzano come colonne di tempio, il rosso bruciato della corteccia in nuance perfetta con quello più vivace delle querce da sughero appena scorticate.
Superiamo un grande recinto.

Dentro, qualche cavallo bruca a terra.
In un angolo un paio di trailers e una Land Rover bianca. Più avanti, sulla sinistra, a inquadrare le prime case di Porto Vecchio, un acquitrino dove un airone bianco passeggia solitario in un palmo d’acqua e guarda in giù.
Nove chilometri,  dice il cartello.
Nove chilometri per arrivare  in cima alla penisola detta, chissà perchè, Punta Chiappa.
Quanto meno curioso, come sede di un Villaggio-camping naturista, non vi pare?
Attorno a noi la macchia mediterranea imperversa, apre all’ improvviso in vividi squarci di mare azzurro, piccole lune di sabbia e scogli contorti poi si riappropria del paesaggio, rigogliosa e prepotente.

Curve, contro-curve, dossi e avvallamenti e qua e là, scorci subito scomparsi di basse ville a un piano nascoste nel verde.
L’asfalto  sembra continuare all’infinito poi, finalmente, un ultimo bivio, un cartello molto anonimo: CHIAPPA, semplicemente.
Poco avanti, ecco il villaggio, la nostra meta.

Lascio Anna in camper nel piazzale e scendo con i documenti.
Senza storia la procedura di registrazione al bureau, tanto è veloce e snella, efficienti e professionali le due impiegate.
Sappiamo che i boungalows sono molti ma ne vediamo solo qualche angolo, un tetto.  Sulla destra, l’area destinata a campeggio.
Mi pare d’intuire vari spazi disponibili e mi tranquillizzo.
Ogni costruzione è bassa e ben si mimetizza nella vegetazione rigogliosa al punto tale che alla prima, superficiale occhiata, pare quasi che la reception stia a guardia di un bosco.

Lentisco e mirto, erica e corbezzolo, arbousier in francese, ginestre, ginepri e roverelle.
Piante aromatiche come il cisto e il timo, il camedrio arboreo e il rosmarino la fanno da padroni, qui, in un apparente disordine che sembra l’elegante lavoro di un giardiniere e ha il sapore e i profumi di terre lontane e antiche.
Non per nulla a poca distanza, lungo un sentiero scavato nella macchia, c’è una splendida, piccola spiaggia di sabbia bianchissima chiamata Tahiti.
La incorniciano alte pareti di roccia rosata e un mare assurdamente blu, trasparente come un vetro sul quale qualcuno ha appoggiato un paio di barchette.

Entrando nel villaggio s’apprezza subito il silenzio come qualcosa di tangibile.
Colgo il fruscìo del mare sulla spiaggia, il pigolare lontano di un gabbiano, lo scalpiccìo attutito delle persone che percorrono i viottoli interni, fra le varie zone del villaggio, verso il mini-market da una parte o verso il bar-ristorante.
Da una bassa terrazza  i domina l’elisse della spiaggia confinante con un tratto di prato ben curato tenuto fresco e verde da alcuni irrigatori. Il bagnasciuga è a un passo, l’erbetta ci attrae fin da subito e diventerà la nostra postazione fissa nei giorni a venire.

Sulla destra, due piscine a livelli leggermente sfalsati.
Quando t’immergi, l’effetto della prospettiva suggerisce che la vasca prosegua in mare, senza soluzione di continuità.
Poco oltre e attorno, i lettini del solarium, alcuni nascosti tra grandi massi di roccia e cespugli fioriti di rosa e di azzurro.
Un’enorme agave getta orgogliosa al cielo il suo altissimo fiore simile a un albero, bouganvilleas e hibischi esplodono colori assurdi  sulle croste brune di un vecchio muro.

Troviamo facilmente una piazzola adeguata al nostro mezzo e un francese che sta passando si ferma accanto al nostro Laika per aiutarci nella manovra.
Alla mia sinistra, un corbezzolo di bella statura.
All’incrocio di due rami è incastrata di piatto una bottiglia da minerale.
“Guarda tu quant’è maleducata certa gente” – borbotto, prima d’accorgermi che la plastica è tagliata lungo il lato lungo a formare una vaschetta.
L’interno, colmo a metà d’acqua, funge da mini abbeveratoio.
Un tremar di foglie, un rametto che flette sotto il peso di due uccellini che in un paio di saltelli  tuffano il becco per dissetarsi.


Quanto sono  buffi, penso, e resto ad osservarne i brevi movimenti scattanti.
Penso anche che sarebbe una simpatica pubblicità per qualunque acqua minerale che, orgogliosa, potrebbe mostrare di essere a tutti gradita…perfino ai volatili!

Nudo, assaporo il piacere di esserlo, senza timore di scandalizzare, senza alcun senso d’imbarazzo.

Piacere primordiale, forse qualcosa che mi viene da lontano, retaggio di qualche antenato cavernicolo? Del resto nudi si nasce, tutti.
I condizionamenti, le consuetudini arrivano dopo.
In piedi, sul limitare della veranda, assorbo con la pelle e con i sensi l’ambiente che mi circonda.
Ne studio l’armonia, mi sazio della sua pace.

Ma la cambusa piange.
Decisamente serve sperimentare la disponibilità del market. Cinque minuti  e ci sono, intanto che Anna  finisce di sistemare il camper
Vedo subito  che c’è un po’ di tutto.
Riconosco etichette note, ne studio altre  mai viste prima: scatole e vasetti di patè di varie carni, dovizia di marmellate locali a base di castagne, couscous algerino già pronto e condito con verdure, riso con chili, purè, di patate pronto all’uso e coni di cartone ripieni di fusilli all’amatriciana o penne alla puttanesca.
Al reparto biscotti mi supera un carrello spinto da una signora mora. Niente di strano, salvo il fatto che indossa solamente sandali e un cappellino Nike.
Poco dopo incrocio un uomo corpulento dai chiari tratti  germanici.
Chiede educatamente permesso e si serve di piselli e fagioli borlotti.
Lui, non ha neppure il cappellino. Come  me, del resto.

 Buffo, aggirarsi tra i banchi senza nulla addosso, mentre una ragazza e un giovane in divisa verde  dispongono barattoli al loro posto.
“On a plus du  fromage de chèvre, n’est pas?” osserva il secondo.
Passo loro accanto, la ventola del banco-frigo si porta via la risposta della collega e mi spara addosso una ventata di gelo. Quelli neppure si girano a guardarmi, anzi credo non mi abbiano neppure visto.
In fila alla cassa, un ragazzo foruncoloso e magrissimo  mi chiede in francese  di allungargli un sacchetto,  due  anziane donne, rosse come peperoni, chiacchierano animatamente in tedesco ma sembrano  ordini sparati alla truppa.

Rientrando con i sacchi della spesa, passo dalla spiaggia; è troppa la curiosità e non voglio aspettare  fino a domani.  Anche se  il sole sta scendendo e l’aria  si fa  fresca.
C’è ancora gente che s’attarda in riva al mare,  famiglie con bambini, alcune coppie,  due anziani panzuti trafficano sul bagnasciuga attorno a un piccolo gommone.
Ognuno si fa i fatti propri.
C’è chi parla, chi legge e chi  sta steso sui teli per cogliere gli  ultimi raggi prima che il sole scenda dietro gli alberi.
Francesi, molti italiani,  tedeschi, alcuni olandesi. Altri Paesi non vedo rappresentati.
C’è molta educazione, rispetto per gli altri, come dovrebbe essere sempre, niente strepiti, nessuna traccia di radio ma solo qualche auricolare.
Ci tengo a precisare che in spiaggia non è consentito indossare costumi mentre altrove si è liberi di scegliere. 

Trotterellando sulla sabbia arriva un buffo tipo di mezz’età così combinato: cappellino da baseball rosso Anas, marsupio stretto in vita, zainetto ben fermo sulle spalle, calze e scarpette da footing. Quando mi sfila accanto, lo sguardo è concentrato, fisso in avanti.
Lo sento sbuffare,  mentre mi supera e va oltre.

Passerà di lì ogni giorno, stessa ora, stessa  montura, stesso sguardo determinato e compreso.

Cena sotto la veranda al lume di due candeline gialle alla citronella: qualche zanzara c’è e se vogliamo prendercela calma è meglio cautelarsi.
Per buona misura mia moglie, sensibile alle punture, si cosparge anche di repellente.

Insalatona di pomidoro e cetrioli, olive nere e formaggio di capra: quasi una greek salade, quindi, ma in terra corsa.
Anche una baguette che tira come fosse nata in casa Pirelli.
A tratti, dal grosso camper della piazzola accanto , che appena si distingue nel fitto della macchia, giungono  rumori attutiti di qualcuno che come noi sta cenando.
Tra i cespugli un movimento, un’ombra che si sposta cauta. Guardo meglio: è un gatto e pure grosso,  folto di pelo, ben gonfia la coda.

<< Dai, vallo a conoscere >>.
Fa un gesto con la mano, mia moglie, e sorride.
Mi conosce, sa che non so trattenermi dal tentare una carezza a un gatto.
Piano m’avvicino. allungo una mano, lentamente.
Lo guardo.
Mi guarda.
Occhi liquidi e immensi,  color dell’uva moscato, fissi nei miei. Inarca il dorso verso terra come solo un gatto sa fare per sottrarsi al tocco d’un estraneo.
Niente scatti, nessun inutile spreco d’energia: appena quel tanto da evitare la carezza appena di pochi millimetri.

Però non scappa, mi annusa le dita e percepisco il fresco umidore del suo naso.
Nel buio, ne sento il ronfare.
Tutto bene.

 “Kleo… KLEO! Dove sei?”
Compare una ragazza, rimane un attimo sorpresa.
Non mi aveva sentito né visto.
E’ così che conosciamo una coppia  del varesotto,  Tatiana  e Alessio.
Giovani, simpatici e prossimi,  purtroppo, al termine della vacanza corsa iniziata  quasi due settimane prima.

La sera successiva, Anna ed io festeggeremo il mio compleanno, così ho pensato al ristorante del villaggio.
Meglio prenotare con un giorno d’anticipo, mi dico. “Ou vous  preferez la table?” domanda il cameriere,   sopravanzando la musica del trio con vocalist che si sta esibendo poco più in là.
Dove preferisco la tavola? Mah….
“Pas trop près de la musique” replico io.
La loro musica, un garbato simil-jazz, mi piace e pare che se la cavino  bene,  però vorrei anche poter parlare,  mentre ceniamo.
Ride,  l’uomo,  e si affretta a chiarire  che la musica c’è solo   questa sera.
“Pas de musique,  demain, m’sieur”.
Niente musica,  domani e neanche nei prossimi giorni …mmm…peccato, peccato davvero.

 “Au bord de la mer?  Andrebbe bene ai bordi della terrazza,  davanti al mare?”
Avrei dovuto immaginarlo…come del resto molti altri  isolani, anche il cameriere parla un decente italiano ma almeno ho fatto un po’ di esercizio.

La luce cala rapida,  toglie colori e identità agli alberi, tingendo l’acqua come petrolio.
Appena fuori della baia,  scivola spettrale e lento un grosso gommone nero.
Nero è il motore  fuoribordo, neri gli uomini fasciati di neoprene che siedono  sui  galleggianti in due file immobili.
Più che una squadra reduce dalle immersioni sembra il corteo  di  un insolito funerale marino.
Saprò poi che sono incursori della marina francese.

A la Chiappa?

 La sera dopo.
Luci calde, indirette, belle donne, apparecchiature accurate e scintillanti, camerieri silenziosi, candele sui tavoli.
Due bambini si litigano in tedesco una fetta di torta:  non fosse per loro mi sentirei dentro la pubblicità televisiva d’un liquore
Insalata di polipo…così così.
Dovrebbe essere tiepida e tenera, non gelida e gommosa.
Branzino “coltivato” della solita pezzatura,  ad usum singuli,  ben grigliato e morbido dentro, però.
Insalata verde con vinaigrette che fa stringere le labbra a mia moglie, che l’agro non l’ama tanto. Demi-bouteille d’un bianco locale.
Secco, armonioso, di buona acidità,  dalla seducente tonalità verdina del fieno.
Ce ne andiamo più leggeri di novantatre euro.
Questo è già meno seducente,  mi dico, poi penso che è il mio compleanno e ci può stare, ma da domani riapre il ristorante su ruote. 

Di naturismo ho già parlato più volte,  prima d’ora.  Evidentemente perchè tale pratica mi soddisfa e s’attaglia al mio modo d’essere.
Questo non significa che io voglia far proseliti,  quanto piuttosto condividere,  come faccio da sempre, un piacere, una sensazione davvero intensa di appagamento  fisico e mentale.

Rispetto visceralmente ogni diverso sentire e necessità  del tutto differenti dalle mie: chi mi conosce lo sa.
Tuttavia permettetemi di conservare il sospetto che  chiunque possa avere l’opportunità di vivere un’esperienza come questa, in tali condizioni di rispetto e naturalezza, la troverebbe altrettanto piacevole e gratificante.

Prezzi: ecco un’idea.
Maggio, una settimana (si arriva e si riparte sempre di sabato), da 84 euro (dipende dalle dimensioni della piazzola), camper e 2 persone, elettricità inclusa (mi pare ma non sono sicuro).
Giugno (la prima settimana stessa tariffa di maggio), da 114 euro.
Luglio (prima settimana stessa tariffa di giugno) e agosto, da 147 euro.
Wifi: 5 euro al giorno.

Ben attrezzati i servizi e sempre puliti, con lavabiancheria disponibile, ignoro se a monete (non l’abbiamo mai adoperata) ma credo di sì.
Molte le attività opzionali offerte a  pagamento: scuola  di nuoto,  di sub,  di tennis, di equitazione,  tavole a vela,  wind serf, yoga,  gite a cavallo ed altri.

Tante altre informazioni le trovate sul loro sito.

Tel. (+33) 04 95 70 00 31
 fax (+33) 04 95 70 07 70
 chiappa@wanadoo.fr
La Chiappa
Village naturiste
Rue du phare
 F-20137 PORTO VECCHIO – Corsica

Buoni km a tutti da Alberto Angelici, CAMPERISTA ITALIANO.


I credits delle immagini sono indicati sotto le foto.

Alberto Angelici

Viaggiare, per lui,  è propedeutico a tutto il  resto,  quale strumento indispensabile per conoscere il mondo, nuove situazioni, persone... Guardare, vedere, ragionare, comprendere, conoscere, amare, crescere è  il paradigma della sua vita.