Ci sono luoghi…
di Letizia Lianza
Ci sono luoghi che prevaricano. Sono loro l’esperienza, è inutile metterci del proprio.
In questi luoghi, sentirsi come minuscola polvere nell’universo diventa l’incanto.
Mi è accaduto spesso alla fine del mio prolungato isolamento nella natura, quando l’istinto era ormai una voce udibile e l’armonia era ciò che pompava sangue nelle mie arterie, ma questo è uno degli attimi più poderosi. Era un febbraio caldo da fine del mondo, mi svegliai come sempre al sorgere del sole, il finestrino del letto rigorosamente parcheggiato a est. Il tempo di un caffè ed ero già in spiaggia, un lungo nastro di seta senza impronta d’uomo, Chia. La Chia di febbraio, deserta, intatta, surreale. Camminai rasente al limite delle dune e poi, raggiunto il centro della baia, solcai a grandi passi la distanza che avanzava al bagnasciuga. C’era un vecchio bancale, lì, abbandonato da chissà quale burrasca, ed era il pulpito perfetto sullo spettacolo.
Incrociai le gambe, accesi la musica. Ero la padrona dell’universo, lontana da tutto, come un’unica supersite a vincere l’Eden. Non sentii il rumore arrivare, mi travolse all’improvviso in controcanto con le note infilate nelle mie orecchie. Un’immagine onirica e rapida si frappose fra me e il mare, tre cavalli al galoppo, lucidi, fatati, potenti. Rimasi col fiato trattenuto per un’infinità di secondi, seguendoli con lo sguardo fino al limite della spiaggia, quando i fantini invertirono la rotta e mi passarono nuovamente alle spalle, sempre lanciati in una corsa intrattenibile. Non si può descrivere, è estasi pura di fronte alla bellezza, larga, assoluta, prevaricante appunto. L’unica cosa che riuscii a fare, incapace di trattenere il sorriso, fu guardare l’orologio: finché rimasi a Chia non mancai più quell’appuntamento.